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Relitti




Il Perotta

Caratteristiche:
Immersione: tecnica riservata a subacquei esperti
Profondità min : 60 mt
Profondità max : 70 mt
presenza reti : si
corrente : media-forte
Interesse biologico : elevato
Interesse fotografico : elevato








RELITTO RE FARUK
Un po' di storia ...

Il Re Faruk, conosciuto anche con il nome dell'armatore "Perotta",era un cutter di costruzione francese, utilizzato per trasporto di merce di vario genere.
Era armato con 3 alberi, lungo una trentina di metri, ed una stazza di circa una cinquantina di tonnellate.
Il suo proprietario Sig. Perotta, ebbe una forte disputa con la compagnia di assicurazione dopo l’affondamento della nave, avvenuta durante una forte mareggiata notturna nel 1955.
Perotta sosteneva che la nave, al momento dell’affondamento, trasportava un carico prezioso (rame) per cui reclamava dall’assicurazione una rilevante somma risarcitoria.
L’assicurazione che avrebbe dovuto pagare il carico perduto avanzò l’ipotesi del dolo.
Per risolvere il dubbio furono chiamati in causa persino i palombari della Marina, i quali avrebbero dovuto ritrovare il carico disperso sul fondo sedando la questione.
Nulla fu ritrovato e l’assicurazione dovette rimborsare al Perotta la somma prevista per il carico perduto.
Descrizione
Il relitto è adagiato su un fianco quasi in assetto di navigazione, su un fondo sabbioso intorno alla profondità di circa -70 mt., lo scafo presenta notevoli segni di deterioramento  e del relitto non rimane molto, la parte lignea è stata consumata dal tempo (affondato nel 1955) lasciando solo lo scheletro in ferro visto.
Se la visibilità è buona è facile avvistare Pesci Luna stanziali.
L'elevata profondità, la presenza di correnti e alcune reti, limitano l'immersione ai soli subacquei esperti.


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Pomonte

Profondità:
0-12 m
Tipologia:
fondale sabbioso
Difficoltà:
facile all'esterno, media all'interno
Corrente:
assente
L'Elviscot era un mercantile italiano affondato il 10 gennaio 1972 presso il paese di Pomonte, all'Isola d'Elba.
Il relitto giace presso gli scogli dell'Ogliera ed è divenuto meta di immersione per i sub.

L'Elviscot era un piccolo mercantile costruito nel 1960 di 62,25 metri di lunghezza per una stazza di 499 tonnellate. Fu costruito da Scheepswerven Gebr. Fu utilizzata per il trasporto di legname.
Stato della nave
Ora l'intera poppa, la plancia e parte della fiancata prodiera, giacciono sul fondo sabbioso, sul lato est dello scoglio dell'Ogliera, ad appena 12 metri di profondità. Le restanti parti della nave, soprattutto porzioni delle fiancate, non recuperate giacciono qua e là sul fondale attorno allo scoglio.
Le condizioni del relitto sono piuttosto precarie, lo stato di consunzione e degradamento della nave è abbastanza avanzato: tutte le strutture metalliche sono ricoperte da alghe e vari microrganismi, e quindi il sito è diventato un ottimo loco per i pesci, che infatti si trovano in gran quantità.

L'immersione non è particolarmente difficile per l'esigua profondità, ma è comunque da non sottovalutare per via delle condizioni precarie del relitto. La piccola nave appoggiata sul fianco destro e con la poppa rivolta verso il mare aperto, è completamente ricoperta da microrganismi marini, ed è divenuta per molti pesci un sicuro rifugio.
La plancia è facilmente visitabile, attraverso l'enorme apertura superiore. Passando dentro il fumaiolo (operazione consigliata solo ai più esperti), si può arrivare senza particolari problemi, dritti fino alla sala macchine dove è ancora ben riconoscibile l'intero apparato motore.

Due ampie aperture situate a poppa, permettono di risalire lungo un corridoio, dove tra suggestivi giochi di luce, creati dai raggi del sole che penetrano attraverso le feritoie e gli oblò, si giunge fino alla plancia di comando. In alcuni punti nuotano piccoli branchi di occhiate, saraghi fasciati e qualche isolata corvina, mentre murene e gronghi sembrano preferire gli angusti spazi delle contorte lamiere della fiancata prodiera.

Haven

L'11 aprile 1991, il giorno dopo il naufragio della Moby Prince, alle 12:30, durante un'operazione di travaso di greggio dalla stiva 1 (a prua) alla stiva 3 (al centro della nave), forse per il malfunzionamento di una pompa, si verificò un'esplosione che fece saltare cento metri di coperta nella parte prodiera, in un tratto di mare profondo 94 metri davanti a Voltri, quartiere posto all'estremità di ponente di Genova.

Durante la notte la nave in fiamme si spostò in direzione di Savona. Il giorno successivo fu trainata tra Cogoleto e Arenzano; durante l'inizio dell'operazione di traino, la parte prodiera, indebolita dalle esplosioni, si staccò dal resto dello scafo. La parte distaccatasi, lunga 95 metri, si adagiò a 470 metri di profondità  

Una debole brezza da settentrione, ed il mare sostanzialmente quasi calmo, limitarono lo spiaggiamento del greggio nei primi giorni del disastro; essa, inoltre, evitò che la grande nuvola di fumo nero raggiungesse gli abitati sulla costa.












L'inabissamento
Alle 9:30 del 14 aprile la petroliera concluse la sua agonia con un'ennesima esplosione, che la fece inabissare ad un miglio e mezzo dal porto di Arenzano, tra Arenzano e Cogoleto, su un fondale di 80 metri  

Fu il più grave disastro ecologico nel mar Mediterraneo. Bruciarono circa 90 000 tonnellate di petrolio greggio delle 144 000 presenti al momento dell'incidente oltre alle circa 1000 tonnellate di combustibile. Una parte del carico, stimata in una quantità compresa tra 10 000 e 50 000 tonnellate, (soprattutto le componenti più dense del greggio) è deposto tuttora negli alti fondali tra Genova e Savona.

Il relitto ha la coperta a quota −54 metri, e il castello di poppa si eleva fino ad una profondità di 36 metri, che corrisponde circa al livello a cui è stato tagliato il fumaiolo, che rappresentava un pericolo per la navigazione.

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